Chi sono
Forse è più semplice iniziare dicendo ciò che non sono, come insegnava Montale... da qualche parte.
Dunque. Non sono una "vegana salutista": bevo e fumo... con moderazione, potremmo dire.
Non sono uno chef: ancora mi prendono in giro dalle parti di Treviso per un dolce con ricotta e limoncello che anni fa avevo preparato e portato, piena di soddisfazione e orgoglio, alla mia famiglia. Posso solo aggiungere che è passato alla storia come "dolce al pantano".
Non sono una donna in carriera con l'hobby del blog e mille impegni in agenda, tra i quali destreggiarmi abilmente. Cioè, mille impegni li ho anche io, come tutti: ho un lavoro nel campo della comunicazione che mi occupa l'intera giornata, suono il basso, faccio yoga, trekking... ma faccio fatica a destreggiarmi.
Non sono una mamma, ma ho un cagnolino che è come fosse mio figlio.
Non sono sposata, ma ho un compagno, che prima mi diceva "se diventi vegana sei scema" e adesso è diventato scemo anche lui.
Non sono un'artista, ma mi piace scrivere, e suonicchio il basso con un gruppo di ragazze (età media: 40 anni). Musicalmente, sono un po' seventies un po' eighties.
Non sono un'animalista che manifesta in piazza (e questo è un mio limite) o vive facendo prediche ad amici e conoscenti carnivori/pescivori/vegetariani (anche se alcuni se lo meriterebbero proprio, per tutte le volte che le hanno fatte a me).
Ma sono comunque un'animalista, se vogliamo usare questa etichetta. Sono cresciuta in una "famiglia-zoo", tra gatti, cani, uccellini, pesciolini, criceti, conigli nani (non posso non ricordare la mia amata Cosetta, vissuta 9 anni e mezzo), e ospiti di passaggio, come ricci, barbagianni, passerotti, merli.
A 17 anni sono diventata vegetariana, a 34 vegana.
Oggi penso che chiunque sia vegetariano per motivi etici, come lo ero io, prima o poi farà il passo successivo, diventando vegano. Per un fatto di coerenza, di coscienza. Ma penso anche che nessuno di noi possa essere coerente al 100%, nella nostra società. E che l'importante è che ognuno faccia del suo meglio, con i suoi tempi.
La passione per la cucina è arrivata per una questione di "sopravvivenza". All'ennesimo matrimonio dove il piatto forte del menù, preparato apposta per me, erano le verdure grigliate (che tra l'altro detesto), all'ennesima cena dove gli amici si abbuffavano e io mi riempivo lo stomaco di taralli e pane, all'ennesima domanda "ma cosa ti posso preparare? Non mangi niente!", ho deciso di dimostrare a me stessa e agli altri quante buone cose vegane si possono mangiare. E come sia facile prepararle, anche per chi, come me, è una semplice, magari un po' imbranata, ragazza... ok... donna matura!
E poi devo aggiungere che ogni volta che preparo i biscotti o le torte, che li tiro fuori dal forno e ne sento la fragranza, mi ricordo di mio nonno, di quando faceva il pasticcere nel piccolo paese dove vivevo: ogni domenica sfornava krapfen deliziosi, "diplomatiche", "francesine", strudel, e l'"amaretto", un dolce con le mandorle che adoravo... mi aveva svelato alcune delle sue ricette, che io a casa provavo e riprovavo, da bambina. Non so dove siano finite, purtroppo, e le ho dimenticate. Ma se le scovassi potrei provare a riproporle in "salsa" vegana. Chissà cosa ne penserebbe lui